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Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/258

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232 LA GERUSALEMME

LXXIV.


     Giunsersi tutti seco a questo detto:
Tutti gli scudi alzar sovra la testa:
E gli uniron così, che ferreo tetto
588Facean contra l’orribile tempesta.
Sotto il coperchio il fero stuol ristretto
Va di gran corso, e nulla il corso arresta:
Chè la soda testuggine sostiene
592Ciò che di ruinoso in giù ne viene.

LXXV.


     Son già sotto le mura; allor Rinaldo
Scala drizzò di cento gradi e cento:
E lei con braccio maneggiò sì saldo,
596Ch’agile è men picciola canna al vento.
Or lancia o trave, or gran colonna o spaldo
D’alto discende: ei non va su più lento;
Ma intrepido ed invitto ad ogni scossa,
600Sprezzeria, se cadesse, Olimpo ed Ossa.

LXXVI.


     Una selva di strali e di ruine
Sostien sul dosso, e sullo scudo un monte.
Scuote una man le mura a se vicine,
604L’altra, sospesa, in guardia è della fronte.
L’esempio all’opre ardite e peregrine
Spinge i compagni: ei non è sol che monte:
Chè molti appoggian seco eccelse scale,
608Ma ’l valore e la sorte è disuguale.