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264 LA GERUSALEMME

LXII.


     Stavasi il Capitan la testa ignudo,
Le membra armato, e con purpureo ammanto.
Lunge due paggj avean l’elmo e lo scudo.
492Preme egli un’asta, e vi s’appoggia alquanto.
Guardava un uom di torvo aspetto e crudo,
Membruto, ed alto, il qual gli era da canto.
Vafrino è attento, e di Goffredo a nome
496Parlar sentendo, alza gli orecchj al nome.

LXIII.


     Parla il Duce a colui: dunque sicuro
Sei così tu di dar morte a Goffredo?
Risponde quegli: io sonne, e in corte giuro
500Non tornar mai, se vincitor non riedo.
Preverrò ben color che meco furo
Al congiurare: e premio altro non chiedo,
Se non ch’io possa un bel trofeo dell’armi
504Drizzar nel Cairo, e sottopor tai carmi:

LXIV.


     Queste arme in guerra al Capitan Francese,
Distruggitor dell’Asia, Ormondo trasse,
Quando gli trasse l’alma; e le sospese,
508Perchè memoria ad ogni età ne passe.
Non fia (l’altro dicea) che ’l Re cortese
L’opera grande inonorata lasse.
Ben ei darà ciò che per te si chiede;
512Ma congiunto l’avrai d’alta mercede.