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Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/40

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28 LA GERUSALEMME

LXXX.


     L’asta ch’offesa or porta, ed or vendetta,
Per lo noto sentier vola e rivola.
Ma già colui non fere ove è diretta;
636Ch’egli si piega, e ’l capo al colpo invola.
Coglie il fedel Sigiero, il qual ricetta
Profondamente il ferro entro la gola:
Nè gli rincresce, del suo caro Duce
640Morendo in vece, abbandonar la luce.

LXXXI.


     Quasi in quel punto Soliman percuote
Con una selce il cavalier Normando:
E questi al colpo si contorce e scuote,
644E cade in giù, come paléo, rotando.
Or più Goffredo sostener non puote
L’ira di tante offese, e impugna il brando:
E sovra la confusa alta ruina
648Ascende, e move omai guerra vicina.

LXXXII.


     E ben ei vi facea mirabil cose,
E contrasti seguiano aspri e mortali;
Ma fuori uscì la notte, e ’l mondo ascose
652Sotto il caliginoso orror dell’ali:
E l’ombre sue pacifiche interpose
Fra tante ire de’ miseri mortali:
Sicchè cessò Goffredo, e fè ritorno.
656Cotal fin ebbe il sanguinoso giorno.