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«Stamane, fra il proconsole Terzo Berretta e il famigerato poliziotto Torresani ebbe luogo un lungo conciliabolo a porte chiuse, in seguito a importanti dispacci venuti da Berlino, e da altri capoluoghi della Unione. Noi sappiamo da fonte sicura che il partito governativo (il partito coda) sta tramando un orribile complotto contro la libertà dei popoli. Il colpo di Stato, già tante volte preconizzato da noi, è tanto imminente, che può dirsi un fatto compiuto. All’erta cittadini!... Popoli dell’Unione preparatevi ad agire!...»
CAPITOLO XII.
Strategie di un Capo di Sorveglianza.
Il Torresani, dopo il suo abboccamento col Gran Proposto, si recò all’Uffizio di Sorveglianza per procedere senza ritardo alle operazioni richieste dal caso.
Il suo zelo fu adeguato alla importanza della missione; ma forse egli non sarebbe riuscito ad appagare pienamente i desideri del suo superiore, se la fortuna non lo avesse singolarmente favorito.
Erano trascorsi quindici giorni dacché l’Albani aveva lasciato Milano per recarsi a Costantinopoli e quindi a Pietroburgo, e il Torresani, che aveva mandato sulle sue tracce una mezza dozzina de’ suoi segugi più fidati per spiare ogni sua azione, ogni suo movimento, non aveva ancora ricevuto alcun dispaccio soddisfacente.
Il vecchio Capo di Sorveglianza già cominciava a dubitare della buona riuscita del suo piano strategico