Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/211

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— Spero — disse — che mi avete compreso. L’estirpazione del chiodo fantastico allora si effettuerà spontaneamente, quando si ottenga che quest’uomo abbia a credere in un’altra forma di donna... Se a tanto può giungere il talento e la volontà di una Immolata, è indubitabile che lo sviluppo istantaneo della febbre ricondurrà l’equilibrio nelle forze mentali, e allora il cervello potrà gridare a’ suoi satelliti: sorgete e obbeditemi!»

Ciò detto, il Virey riconsegnò a fratello Consolatore la fotografia dell’Albani, dopo averne spiccato uno dei tanti ritratti fotografici che vi erano intercalati.

— Levita! — riprese il Primate nell’atto di congedarsi — voi perdonerete alla vivacità di alcune mie espressioni che per avventura possono aver irritate le vostre suscettibilità — la scienza medica non fu mai troppo scrupolosa nella pratica del galateo. — Dopo tutto, se i nostri principii e le nostre credenze si avversano, ciò non impedisce che noi ci chiamiamo fratelli.

— Fratelli! — ripetè il Levita stringendo al cuore la mano che aveva cercato la sua — è pur consolante l’udir profferire questa parola da un uomo che nega l’amore e non crede all’esistenza dell’anima...

Il Virey, irritabile come tutti gli scienziati, stava per riprendere la sua polemica, ma un sospiro affannoso del malato gli ricordò che i minuti erano contati.

Egli volse al Levita un’ultima occhiata piena di ironia e uscì dalla stanza seguito dagli alunni.

Giunto nella via, il Virey fece salire nella sua volante il custode della Villa, e scambiate sommessamente alcune parole con lui, ordinò al conduttore di dirigersi alla piazza dell’antica cattedrale.