Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/253

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nostri abborrimenti da schiava. Egli dovrà comprendere che la infelicità da lui imposta al nostro sesso si è mai sempre riflessa su lui. Questo insensato, che dopo aver trascorsa metà della vita nel corrompere fanciulle, nell’irridere ad ogni virtù d’amore, pretendeva, esausto e abbrutito, di sposare una vergine per farne una schiava, dovrà alfine riconoscere i propri torti. Egli griderà con meraviglia e dolore: noi fummo stolti, noi fummo barbari! abbiamo creduto vincolare la fedeltà, e abbiamo scatenato l’adulterio, ci siamo illusi di poter combattere la natura con quattro articoli del codice; ma la natura si è vendicata delle nostre repressioni, immergendoci in un abisso di tenebre e di miserie; benediciamo al libero amore, che ci ha rigenerati!»

Alla fine della calorosa allocuzione, un uragano di applausi insorse dalla folla. I giovani coscritti e le donne gridarono ad una voce:

— Viva Clara Michel! Viva la selezione! Viva l’uguaglianza morale e civile!

— No! No! — rispondeva una debole minoranza di oppositori: — Abbasso la cortigiana! Rispetto alle istituzioni! Viva il matrimonio!

— Ah! vi sono ancora — riprese con impeto la bella presidentessa delle emancipate; — vi sono ancora degli zotici, dei bruti, che ardiscono ribellarsi alla evidenza della verità? Vediamoli un poco alla prova della tentazione, questi falsi apostoli della fedeltà obbligatoria e del vincolo santo! Alzate gli occhi, o mamalucchi, e guardatemi bene!

Così parlando, la Michel aveva dato un balzo, e levandosi in piedi sulla sella, aveva esposto all’attonita folla tutte le formosità delle sue membra rigogliose, leggermente accarezzate da un velo trasparentissìmo. Un urlo di entusiasmo maschile si sollevò dall’area. Tutte le pu-