Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/33

Da Wikisource.

— 31 —


medesima superficie. Leggete per diritto, leggete per rovescio, capovolgete — le cifre non si mutano, la figura non si scompone — Abrakadabra! — Perchè adunque tanto strepito di polemiche?.... Acquietamoci una volta! Conveniamo che il moto non viene da noi, che l’uomo è uno strumento, un meccanismo subordinato all’intelligenza mondiale. La regola è stabilita, nè può mutarsi. Tutto ciò che pensiamo, tutto ciò che tentiamo è perfettamente logico, perchè necessario. Ciò che si chiama errore, contraddizione, inganno, è una necessità sapientissima nell’ordine, nell’armonia universale.

«Perchè si dice progresso?.... Moto è la parola. Se l’umanità progredisse nel meglio; quanto sarebbero da compiangere i nostri antenati, che vissero seimila anni prima di noi! Pure anch’essi lavoravano per la medesima illusione.... e si affannavano in questo moto d’idee e di tentativi che non dà requie allo spirito umano. — Seimila anni di corsa; e dove siamo arrivati?.... — Al punto di partenza. Valeva la pena di mettersi in cammino?....

«Eppure, tutti i giorni si parte, e si corre... Non vi è dunque una meta?... Il farmacista, nel limite delle sue idee politiche, vi dirà che la sua meta è la repubblica universale. Il sindaco non vuol andare così lontano — egli si arresterebbe alla unificazione completa dell’Italia, con un voto di simpatia per le nazionalità oppresse. Tutto ciò può avverarsi. Ma quando il sindaco e il farmacista saranno arrivati?... Da capo, signori! L’umanità non può arrestarsi — bisogna riprendere la corsa, lasciarsi rimorchiare... o farsi stritolare, che è peggio!

«Chi rallenta, chi si fa rimorchiare è moderato — chi si ferma e pretende arrestare, è reazionario. — Convenzioni! Moda! — Quest’ultima parola mi chiarisce l’idea.

«La moda è prepotente; o tosto o tardi, tutti dob-