Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/35

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nita all’uomo, trasfusa in tutto il creato. Dio è l’essere, la luce, il moto del pensiero. Dio è la perfezione — tutto che emana da lui è perfetto.

«Orbene, a che discutere il torto e la ragione, il bene ed il male? — parole! Poichè l’universo riflette la perfezione di Dio, le leggi che lo governano e gli atomi che lo compongono debbono considerarsi irriprovevoli. Potete voi concepire la perfezione del tutto, escludendo la perfezione delle parti?

«L’uomo, nella sua vanità provvidenziale, facendosi centro della creazione, credette che quest’opera gigantesca e inconcepibile non avesse altro scopo che il di lui individuale vantaggio. Tale è il nostro peccato di origine, la superbia incarnata, da cui si genera il dolore, l’impotente desiderio del meglio.

«Tutto per noi! ecco la strana illusione! — Cerca, prova, rimescola, agita, va, torna, edifica, dissolvi; tutto questo moto, questa operosità incessante dell’uomo non può migliorare di un solo grado la di lui condizione. L’illuso egoista non vuol persuadersi che il suo moto intelligente e appassionato è diretto ad uno scopo più universale, cui è interessata tutta la creazione.

«Se l’umanità potesse raggiungere il meglio a cui tende, allora la sua esistenza diverrebbe un assurdo, il moto cesserebbe, e il mondo intero sarebbe disorganizzato.

«Il vos non vobis è la legge di tutti gli elementi mondiali. — Forse che il sole percorre ogni anno il suo giro indeclinabile a benefizio della propria individualità? Il moto è una legge di sacrifizio per lui come per gli altri pianeti, parimenti subordinati a reciproci rapporti, ad inevitabili dipendenze. Tutto per il cosmos, nulla per noi; ecco la legge di tutte le intelligenze organizzate che si agitano nel creato.