Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/210

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Questo solo diremo, che il preventivo fu steso ed approvato da ambe le parti con pieno consenso e con reciproca soddisfazione.

Frattanto, mentre Rodolfo e Clementina stipulavano a tutto loro agio i patti della collaborazione, l'anticamera si era popolata di gente. Erano letterati e giornalisti della specie nomade, di quelli che ad ogni annunzio di nuovo giornale accorrono agli uffizii di Redazione per offrire un tributo spontaneo dei loro talenti.

Telesforo Riga, uscendo dal Bartolami, aveva commesso la indiscrezione di narrare ad alcuni suoi amici del caffè dell'Europa la scena occorsagli quella mattina col fabbricatore di ceralacca.

Quel racconto comico e burlesco aveva fatto ridere la piccola comitiva, ma alcuni letterati che sedevano a poca distanza intorno ad un tavolino, n'erano rimasti impressionati più seriamente.

In meno di un quarto d'ora, tutti quei letterati erano usciti dal caffè, e senza che l'uno sapesse dell'altro, si erano avviati alla contrada di Borgo Spesso, all'indirizzo del negoziante di ceralacca.

A dieci ore tutta la Boemia letteraria di Milano sapeva del nuovo giornale, e gli aspiranti alla collaborazione muovevano isolati e taciturni verso la casa del Bartolami, portando ciascuno un lauto corredo di manoscritti o di opuscoli stampati.

Trattenuti nella anticamera dall'accorto Silvestro — il quale era uso ad assecondare i desideri ed i capricci della signora meglio che non obbedisse agli ordini del padrone — quegli irritabili e gelosi confratelli d'arte avevano dovuto necessariamente rivelarsi l'uno all'altro.

Capi ameni, del resto, giovialoni, pieni di spirito come gente in bolletta, avevano ingannato quelle lunghe ore di attesa con uno scambio di facezie edite ed inedite, con degli epigrammi più insolenti che arguti, diretti, la massima parte, contro l'istitutore del nuovo giornale.

Non vi era alcuno il quale non convenisse il Bartolami essere un grande imbecille; ma tutti, nel