Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/244

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tri documenti che mi avete presentati non sono prove che bastino per farlo arrestare legalmente... Meglio sarebbe sorvegliarlo, seguirlo dappertutto, vedere con chi egli parli, quali relazioni egli abbia... infine aspettare che egli si comprometta e caschi da sè medesimo nel laccio della giustizia...

— Voi altri moderati siete tutti di una pasta! grida il Gallina. Coi vostri riguardi, colle legalità, lascierete allignare la gramigna nel paese, e più tardi non vi sarà modo di estirparla...! Badate che un giorno o l'altro il popolo sovrano perderà la pazienza, e finiremo per farci giustizia da noi!

— Bravo! ben parlato! viva il Gallina! viva il popolo!

— E la faremo finita una volta, prosegue il sarto oratore, coi tepidi, cogli striscianti, e coi perseveranti!...

— Bravo! ben parlato! viva il Pungolo! morte alla Perseveranza!

— Signori! signori! grida la Checchina entrando in sala col viso radiante... Abbiamo nelle mani un'altra prova... Un barcaiuolo ha portata una lettera per il signor Frigerio.... una lettera che viene da.... Bellano...

— Qua! presto! leggiamo!... dice il Gallina, impadronendosi della lettera.

— Badate, figliuoli miei, che nessuno ha il diritto di aprire le lettere altrui, osserva il sindaco. Gallina! tu non aprirai quella lettera! io te lo impongo in nome della legge!

— Che legge d'Egitto! risponde vivamente il Gallina. — Quando la patria è in pericolo, bisogna ricorrere ai mezzi estremi... Io vi ripeto, signor sindaco, che voi altri, colla vostra prudenza, colla vostra moderazione, coi vostri scrupoli... rovinerete l'Italia.

Il Gallina disuggella la lettera, e sebbene egli si trovi molto impacciato nel leggere il manoscritto, con incredibile sforzo riesce a combinare le sillabe:

«Carissimo collega!» Cominciamo bene! avete sentito!... collega!

— Mostri infami! esclama la Checchina schizzando fuoco dagli occhi.

— Questi che scrive dev'essere quella ca