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Storia di Milano

dal 1836 al 1848.


Sotto l'oppressura di una indigestione solennemente cattolica, io mi accingo ad un lavoro altrettanto grave che proficuo: a scrivere la Storia di Milano dall'anno 1836 al 1848. Voi tosto comprenderete che io scrivo dietro incarico di un editore, al quale preme, se non mi inganno, di aggiungere due nuovi volumi alle opere del Verri e del De-Magri, omai screditate completamente. Conviene adunque che io raccolga i pensieri a capitolo — l'impresa è molto arrischiata, ma io solo conosco l'alta mercede che mi attende.

Raduniamo i materiali. Io detesto gli sgobboni che fabbricano la Storia sui libri altrui, sulle testimonianze poco attendibili dei giornali, e sulle codarde adulazioni delle medaglie e dei marmi sepolcrali. — D'altronde, non l'ho io veduta coi miei propri occhi la Storia di Milano dal 1836 al 1848? — Questa riflessione mi fa incanutire venti peli della barba, ma in ogni modo mi conforta, e mi infonde lena al lavoro.

Aduniamo le nostre reminiscenze — senza ordine — senza legge — come vengono. — Cosa era Milano dal 1836 al 1848? — piuttosto: qual era Milano? — A tale interpellanza, mi si affaccia il caos... Dodici anni mi si affollano intorno, urtandosi, sospingendosi, assordandomi l'orecchio di grida diverse. L'i