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in un cuore di ventidue anni? — Noi lo sapremo fra breve. È tempo oramai che i nostri personaggi si mettano in azione, che prendano a rivelarsi da sè medesimi.
VI.
Una sera, in sul finire del maggio 1866, si trovava adunata nel medesimo gabinetto — ciò che avveniva rare volte — tutta la piccola famiglia — La signora Serafina era intenta a ripassare delle lingerie — Ella non aveva mai potuto rinunziare alle abitudini casalinghe de' suoi anni meno fortunati — Il signor De Mauro leggeva la Gazzetta di Milano — e tratto tratto levava la testa dal giornale per lanciare una occhiata fuggitiva a suo figlio che, in quella sera, pareva di umore assai tetro.
— Ebbene? non ci dici nulla, Edoardo! Come hai passata la giornata? — domandò la signora Serafina al figliuolo.
— Come al solito! — rispose il giovane a voce bassa; stamattina ho lavorato un poco nel mio studio da pittore... poi verso le due sono uscito..,
— A cavallo?...
— No... sono andato a piedi fino alla stazione della ferrovia... Quest'oggi partivano per Como più di duemila volontari...
— Ah!... tu pure ti trovavi alla stazione, Edoardo! — disse il signor De Mauro, interrompendo la lettura. — Non ti ho veduto... Ti avrei ricondotto colla mia carrozza...
— C'era tanta folla!... rispose il giovane sbadatamente senza volgere gli occhi a suo padre.
— È vero! c'era mezzo Milano... per vedere quei bei... mobili! Che faccie quegli alessandrini... quei greci...! gente da far paura! tutti armati di coltello... e di revolver... Parevano assassini!
— Eppure... a quanto dicono... sono tutte persone...
— Persone...? sentiamo un poco... Edoardo!...
— Persone rispettabili e degne di am