Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/56

Da Wikisource.

I due giovani si strinsero la mano e si baciarono — quindi, annodati delle braccia, uscirono dal boschetto, e a passo spedito si diressero verso il palazzo. — Nei loro volti si rifletteva la gioia e l'entusiasmo dei loro cuori.


XII.

Il signor De Mauro, vedendoli rientrare nel salotto, prese buon augurio da quella gioia. — E volgendosi alla figlia del marchese:

— Mi pare, le disse, che le cose si mettano bene. Eravate usciti col portamento impacciato di due collegiali, ed ora tornate a noi colla spigliatezza di due amanti. A maraviglia! Dal canto nostro non si è perduto il tempo — col signor marchese è molto facile l'intendersi... e oramai si può dire: affare finito!

Il marchese Contareno, rilevandosi della persona, e assumendo il fare grandioso dei suoi illustri bisavoli, diresse la parola ad Edoardo:

— L'onorevole signor De Mauro qui presente... vostro padre e mio eccellentissimo amico...

— Lasciamo da parte le grandi formule — interruppe il signor De Mauro — non vedete, marchese, non capite dai loro volti ch'essi sanno già tutto?... Non è vero, adorabile signorina, che il cerimoniale è divenuto superfluo?... Ad ogni modo, tanto che anch'io possa udire uno di quei sì deliziosi che, poco fa, avrete proferiti in giardino più di una volta, permettete che io vi domandi se è proprio vero che siate contenta di sposare questo scapato... questa testa balzana di mio figlio... Un cuore eccellente... vedete — ma un cervello... Basta! La signora Enrichetta penserà lei a fargli mettere giudizio.

Il signor De Mauro parlava scherzosamente alla giovane Contareno; ma questa aveva già ripresa quella calma solenne che era l'espressione più naturale del di lei volto.

— Il signor Edoardo — disse ella coll'accento più fermo — conosce i miei sentimenti a di lui riguardo, come anche le mie intenzioni. I nostri cuori son