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vizio, e chiederci di venire più presto e di assumere anche i cosidetti bassi servizi.

Naturalmente, accettammo di tutto cuore. E così, da ierlaltro, in talune sale facciamo il servizio intero. Per fortuna, anche i soldati trovano ogni cosa naturale, (siamo le sorelle) e così non vi è imbarazzo nè da una parte, nè da l’altra.

Quello che ancora non mi riesce è lavare il viso a quelli che hanno un braccio o una mano impedita. Per quanto mi sembri sempre d’aver che fare con bambini, non oso strofinar forte, come quelli che fanno da sè. Ma loro si mostrano sempre contenti lo stesso.

Mi fa piacere perchè non vi è nessuno che non desideri di lavarsi. E son felici quando ci occupiamo anche dei loro piedi. Poveri piedi, che han sofferto tutti gli strapazzi, e pei quali tante mani solerti hanno lavorato.


Li 26. — Oggi ho avuto da presentare al primario per la firma due biglietti d’uscita per due convalescenti. Lo farei tanto volentieri se fossi sempre sicura che dell’uscita usano onestamente. Come è triste il pensiero di ciò che guasta, sfibra, avvelena, questa forte, buona, cara gioventù, della quale la Patria ha bisogno, ora alle sue frontiere e dopo per un migliore domani.

E’ triste il pregiudizio che fa credere ai giovani che il vizio sia necessario e legittimo. Quanti, venuti di campagna, da ambienti abbastanza sani, hanno trovato, fin dal primo giorno, come coscritti, gli stolti compagni che li han trascinati in luoghi di vergogna, che ancora non conoscevano, e dai quali sono usciti con disgusto e ri-