Pagina:Giacomo Bresadola - I funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media, con speciale riguardo a quelli che crescono nel Trentino, 1906.djvu/122

Da Wikisource.

114


Famiglia delle Clavariacee.


Genere Clavaria.

Funghi carnosi o carnoso-fibrosi, ramificati, a forma di cespuglio più raramente semplici, cilindrici o a foggia di clava; rami alla base uniti a cespo o sviluppantesi da un tronco comune, deforme, talvolta sottile a guisa di gambo; imenio contiguo alla sostanza del fungo, disteso sovra tutta la superficie dei rami, tranne le punte; spore bianche o giallognole, ovate, globose o più frequentemente a forma di mandorla allungata, liscie, raramente con episporio granuloso o echinato.

Clavaria flava Schaeff. — Tav. C.

Ital. Ditola gialla. Volg. Manine gialle, Ciate d’ors, Didele. Franc. Coralloïde jaune. Ted. Gelber Stengelschwannn. Da un tronco grosso 3-4 cm circa di colore bianco si sviluppano parecchi rami o piccoli tronchi, i quali si dividono in varie serie di ramoscelli dando al fungo un aspetto di piccolo cespuglio. I rami sono per lo più cilindrici, un po’ scanalati al giunto di divisione che è disposto ad arco o ad angolo molto ottuso; i ramicelli terminano generalmente in 2-3 punte ottuse o raramente dentati. Tanto i rami che i ramoscelli sono di colore zolfino, più o meno carico, e il tronco è sovente chiazzato di rosso-vinato. La carne è bianca, tenera, di buon gusto e di odore fungino. Le spore sono giallognole, allungate o quasi cilindriche, da 10-14 × 4-5 μ. Cresce a grandi famiglie tanto nelle selve frondose che conifere dal luglio al novembre.

La Ditola gialla è la più pregevole di questo genere per la carne compatta, tenera e non fibrosa. Conviene però scegliere individui giovani pel motivo che la carne coll’età diventa acidetta e perciò meno gustosa, ed inoltre sviluppa un sugo abbondante, che agisce come drastico, per cui mangiandone in abbondanza potrebbe recare dei disturbi gastrici, i quali però si possono evitare dando al fungo una mezza cottura nell’acqua salata e poi, gettata l’acqua, col condirlo nel solito modo.