Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/334

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dell'impero romano cap. viii. 297

tù conserverà eternamente la pace e l’armonia dell’Universo1.

Gli stranieri e la maggior parte ancora de’ suoi discepoli intendevano confusamente la teologia di Zoroastro; ma gli osservatori anche meno attenti ammiravano la filosofica semplicità del culto persiano. „Questa nazione„, dice Erodoto2, „rigetta l’uso de’ templi, delle are, dei simulacri, e deride la follia di quei popoli, i quali s’immaginano che gli Dei derivino dalla natura umana o abbiano con essa qualche affinità. Le cime delle più alte montagne sono i luoghi destinati a sacrifizj. Gl’inni e le preci sono il culto principale. Il supremo Nume, che riempie il vasto cerchio del cielo, è l’oggetto a cui s’indirizzano„. Nel tempo stesso però, da vero politeista li accusa di adorare la Terra, l’Acqua, il Fuoco, i Venti, il Sole e la Luna. Ma i Persiani hanno in ogni secolo smentita una tale accusa, spiegando la condotta equivoca, che sembrava accreditarla. Gli elementi, e più specialmente il Fuoco, la Luce ed il Sole, da essi chiamato Mithra, erano gli oggetti della loro religiosa venerazione, perchè li consideravano come i simboli più puri, le produzioni più nobili, e gli agenti più grandi della Potenza e Natura Divina3.

  1. I Persiani moderni (ed il Sadder in qualche parte) riconoscono Ormusd per prima ed onnipotente cagione, mentre degradano Ahriman come spirito inferiore e ribelle. Il desiderio di adulare i Maomettani può aver contribuito a raffinare il loro sistema teologico.
  2. Erodoto l. I. 131. Ma il D. Prideaux crede, e con ragione, che l’uso dei tempj fosse poi permesso nella religione dei Magi.
  3. Hide de relig. Pers. Nonostante tutte le loro distinzioni e proteste, che sembrano abbastanza sincere, i Maomettani loro