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immagine del sistema feudale1, che poi si stabilì nella Europa. Ma l’attivo vincitore visitò in persona, alla testa di un esercito numeroso e disciplinato, tutte le province della Persia. La disfatta de’ più audaci ribelli, e la riduzione delle piazze più forti2 diffusero il terrore delle sue armi, e aprirono la strada al pacifico riconoscimento della sua autorità. Una resistenza ostinata era fatale ai capi, ma i loro seguaci erano clementemente trattati3. Una volontaria sommissione era ricompensata con ricchezze ed onori; ma il prudente Artaserse non soffrendo che altri fuori di lui prendesse il titolo di Re, abolì ogni intermedia potenza fra il trono ed il popolo. Il suo regno, quasi uguale in estensione alla Persia moderna, era per ogni parte circondato dal mare o da fiumi considerabili; dall’Eufrate, dal Tigri, dall’Arasse, dall’Oxo e dall’Indo; dal mar Caspio e dal golfo Persico. Nell’ultimo secolo quel paese si pretendeva che contenesse cinquecento cinquantaquattro città, sessantamila villaggi, e quasi quaranta milioni di sudditi4. Se paragoniamo il governo dei Sassanidi con quello della famiglia di Sefi, e la politica influenza della religione dei Magi con quella

  1. I Persiani moderni chiamano quel periodo la Dinastia dei Re delle Nazioni. Ved. Plin. Stor. Nat. VI 25.
  2. Eutichio (tom I. p. 367 371 375) riferisce l’assedio dell’isola di Mesene nel Tigri, con alcune circostanze non diverse dalla Storia di Niso e di Scilla.
  3. Agatia II. 164. I Principi del Segestan difesero per molti anni la loro indipendenza. Siccome i romanzi generalmente trasportano ad un epoca antica gli avvenimenti dei loro tempi, non è impossibile che le favolose imprese di Ruslan Principe del Segestan sieno state, per così dire, innestate a questa vera Storia.
  4. Chardin. tom. III c. 1, 2, 3.