Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/348

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dell'impero romano cap. viii. 311

fu sconfitto in una gran battaglia, nella quale il romano Alessandro si mostrò intrepido soldato ed abilissimo generale. Il gran Re fu messo in fuga dal di lui valore; e un immenso bottino e la conquista della Mesopotamia furono gl’immediati frutti di una segnalata vittoria. Tali sono le circostanze di così fastosa ed improbabile relazione, dettata, come troppo chiaramente apparisce, dalla vanità del Monarca, adornata dalla sfacciata adulazione dei cortigiani, e ricevuta senza contraddizione dal lontano, ed ossequioso Senato1. Lungi dal credere che le armi di Alessandro riportassero alcun memorabile vantaggio sopra i Persiani, siamo indotti a dubitare che tutta questa luce di gloria immaginaria fosse diretta a nascondere qualche vero disastro.

    erano interamente armati. Antioco mise in campo contro i Romani cinquantaquattro elefanti: con le sue frequenti guerre e negoziazioni con i Sovrani dell’India, egli aveva una volta raccolti centocinquanta di quei grandi animali; ma si può mettere in dubbio se il più potente Monarca dell’Indostan formasse mai in battaglia una linea di settecento elefanti. In luogo dei tre o quattromila elefanti che il Gran Mogol si dicea possedere, Tavernier (Viaggi, parte II lib. I p. 198) scoprì con più diligenti ricerche, che quel Principe non ne aveva che cinquecento pe’ suoi equipaggi, ed ottanta o novanta pel un servizio della guerra. I Greci hanno variato sul numero degli elefanti, tratti in campo da Poro. Ma Quinto Curzio (VIII. 13) che in questo passo mostrasi giudizioso e moderato, non parla che di ottantacinque elefanti riguardevoli per la loro mole e fortezza. Nel paese di Siam, dove questi animali sono più numerosi e stimati, diciotto elefanti si riguardano come una proporzione sufficiente per ciascuna delle nuove brigate in cui un compiuto esercito viene diviso. L’intero numero di cento e settantadue elefanti da guerra, può alcune volte essere raddoppiato. Vedi Storia de’ viaggi tom. I. X pag. 260.

  1. Stor. Aug. p. 135.