Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/364

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dell'impero romano cap. ix. 327

chezza principale. Una piccola quantità di grano era il solo prodotto di quelle contrade. L’uso dei prati e degli orti era sconosciuto ai Germani; nè si poteva sperare alcun progresso nell’agricoltura da un popolo, le cui possessioni soffrivano ogni anno una generale mutazione per la nuova divisione delle terre arative; e che in quella strana operazione evitava le dispute, lasciando una gran parte de’ terreni nuda ed inculta1.

L’oro, l’argento, ed il ferro erano rarissimi nella Germania. I suoi barbari abitatori non avevano nè abilità, nè pazienza per investigare quelle ricche vene di argento, che hanno ricompensata sì generosamente l’attenzione dei Principi di Brunswich e della Sassonia. La Svezia, che ora dispensa il ferro all’Europa, non conosceva neppur essa le proprie ricchezze; e l’aspetto dell’armi dei Germani era una prova bastante della piccola quantità di ferro, ch’essi poteano impiegare nell’uso da loro creduto il più nobile di questo metallo. I varj trattati di pace e di guerra aveano introdotto alcune monete romane (specialmente d’argento) tra gli abitanti delle rive del Danubio e del Reno; ma le tribù più remote ignoravano affatto l’uso della moneta, faceano il lor piccolo traffico con il cambio delle merci, e tanto stimavano i rozzi lor vasi di terra, quanto quelli di argento, che i loro Principi, ed Ambasciatori riceveano in dono da Roma2. Uno spirito riflessivo ricaverà maggiore istruzione da quegli fatti principali, che da una tediosa serie di minuti racconti. Il valore della moneta è stato istituito dal generale consenso per rappresentare i nostri bisogni ed i nostri

  1. Tacit. Germ. 26 Caesar VI 22.
  2. Tacit. Germ. 6.