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re adorate come Dee, erano rispettate come libere ed uguali compagne dei soldati; associate ancora dalla cerimonia del matrimonio ad una vita piena di fatica, di pericolo, e di gloria1. Nelle loro grandi invasioni, il campo dei Barbari era ripieno di una moltitudine di donne che stavansi ferme ed intrepide in mezzo al suono delle armi, ai diversi aspetti della distruzione, ed alle gloriose ferite dei loro figli e mariti2. Più di una volta i fuggitivi Germani sono stati ricondotti contro il nemico dalla generosa disperazione delle donne, più atterrite dalla schiavitù che dalla morte. Se la battaglia era irreparabilmente perduta, sapevan bene con le proprie mani liberare se stesse ed i figli dagl’insulti del vincitore3. Eroine di questa tempra meritano, è vero, la nostra ammirazione, ma sicuramente non erano nè amabili, nè molto capaci di amore. Affettando di emulare le fiere virtù degli uomini, doveano avere rinunziato a quella seducente dolcezza, nella quale principalmente consiste l’incanto e la debolezza della donna. Il proprio orgoglio aveva avvezzate le donne germane a sopprimere ogni tenera commozione contraria al loro onore, ed il primo onore del sesso è sempre stata la castità. I sentimenti, e la condotta di quelle coraggiose matrone possono essere considerati nel tempo medesimo come una causa, un effetto, e una

  1. I doni nuziali consistevano in bovi, cavalli ed armi. Vedi Germ. c. 18. Tacito è alquanto pomposo su questo soggetto.
  2. La mutazione di exigere in exugere è una correzione eccellente.
  3. Tacit. Germ. c. 7. Plutarco in Mario. Prima che le vedove dei Teutoni si distruggessero da se stesse con i loro figli, si erano offerte a rendersi, con il patto di esser ricevute come schiave delle Vestali.