Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/378

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dell'impero romano cap. ix. 341

prova del carattere generale della nazione. Il coraggio femminile, per quanto sia animato dal fanatismo, o confermato dall’abito, non può essere che una debole ed imperfetta imitazione del valore degli uomini, che illustrano il secolo, od il paese, nel quale essi vivono.

Il sistema religioso dei Germani (se pur le rozze opinioni dei selvaggi meritano questo nome) era dettato dai loro bisogni, dai loro timori, e dalla loro ignoranza1. Adoravano i grandi oggetti visibili ed agenti della natura, il Sole e la Luna, il Fuoco e la Terra, insieme con quelle immaginarie divinità, le quali si supponevano presedere alle più importanti occupazioni dell’umana vita. Erano persuasi di potere, colle ridicole arti della divinazione, indagare la volontà degli enti superiori, e credevano che i sacrifizj umani fossero le più preziose o gradite offerte ai loro altari. È stato con troppa fretta fatto applauso alla sublime idea, che quei popoli avevano della divinità, non confinata da loro dentro le mura di un tempio, nè rappresentata sotto alcuna figura umana; ma quando si riflette che i Germani erano imperiti nell’architettura, ignoranti affatto nella scultura, presto trovasi la vera ragione di uno scrupolo, derivante non tanto da superiorità d’intelletto, quanto da mancanza d’ingegno. I soli tempj della Germania erano gli oscuri ed antichi boschi, consacrati dalla venerazione di varie generazioni. Il loro tenebroso silenzio, l’im-

  1. Tacito ha impiegato poche righe, e Cluverio cento ventiquattro pagine su questo oscuro soggetto. Il primo ritrova nella Germania gli Dei della Grecia e di Roma. L’ultimo decide che, sotto gli emblemi del sole, della luna e del fuoco, i suoi devoti antenati adoravano la Trinità nell’Unità.