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storia della decadenza |
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al Mondo. Nuovi sciami di Barbari incoraggiati dal buon successo, e che non credevansi vincolati dall’obbligazione dei loro fratelli, sparsero la devastazione per le province illiriche, ed il terrore fino alle porte di Roma. Prese Emiliano Governatore della Pannonia e della Mesia la difesa della Monarchia, che abbandonata sembrava dal pusillanime Imperatore; e radunando le forze disperse, rianimò il languente coraggio delle truppe. Furono inaspettatamente i Barbari assaliti, sconfitti, cacciati e perseguitati di là dai Danubio. Il vittorioso condottiere distribuì per donativo il denaro raccolto pel tributo; e le acclamazioni dei soldati lo acclamarono Imperatore sul campo di battaglia1. Gallo, che trascurando la generale prosperità, s’ingolfava nei piaceri dell’Italia, fu quasi nel tempo medesimo informato del successo della ribellione, e del rapido avvicinarsi dell’ambizioso suo Luogotenente. Si avanzò ad incontrarlo fino nelle pianure di Spoleto. [A. D. 253] Quando gli eserciti furono in vista un dell’altro, i soldati di Gallo paragonarono l’ignominiosa condotta del loro Sovrano colla gloria del suo rivale. Ammirarono il valore di Emiliano, e furono attratti dalla sua liberalità, che offeriva a tutti i disertori un considerabile aumento di paga2. L’uccisione di Gallo e del suo figliuolo Volusiano, terminò la guerra civile; ed il Senato diede una legittima sanzione ai diritti della conquista. Le lettere di Emiliano a quell’assemblea erano un misto di moderazione, e di vanità. Egli assicurava i Senatori che avrebbe rimesso alla loro prudenza il governo civile; e che contentandosi della qua-
- ↑ Zosimo l. I. p. 25, 26.
- ↑ Vittore in Caesaribus.