Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/421

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384 storia della decadenza

facea comparire più alte e più terribili le loro schiere agli occhi dei nemici1. Gelosi, come lo erano i Germani della gloria militare, riconoscevano tutti il superior valore degli Svevi, e le Tribù digli Usipeti, e dei Tencteri, che con numeroso esercito si fecero incontro a Cesare il Dittatore, si dichiaravano di non recarsi a vergogna l’essere fuggiti dinanzi ad un popolo, alle armi del quale neppure gli stessi Dei immortali potrebber resistere2.

Nel regno dell’Imperator Caracalla uno sciame innumerabile di Svevi comparve sulle rive del Meno, ed in vicinanza delle province romane, in cerca o di vettovaglie, o di bottino, o di gloria3. Questa precipitosa armata di volontarj divenne a poco a poco una grande e stabil nazione, e composta essendo di tante diverse Tribù, prese il nome di Alemanni, ovvero All-men, tutti-uomini, per denotare insieme la loro diversa discendenza, ed il comune valore4. Fu questo ultimo ben tosto dai Romani provato in molte ostili irruzioni. Combattevano gli Alemanni specialmente a cavallo; ma la cavalleria loro era ancora più formidabile per un miscuglio d’infanteria leggiera, scelta tra i giovani più coraggiosi ed attivi, assuefatti dal frequente esercizio ad accompagnare i cavalieri nella più lunga marcia, nel più furioso assalto, o nella più precipitosa ritirata5.

  1. Sic Suevi a caeteris Germanis, sic Suevorum ingenui a servis separantur. Orgogliosa separazione.
  2. Caesar in Bello Gallico. IV, 7.
  3. Vittore in Caracal. Dione Cassio. LXVII p. 1350.
  4. Questa etimologia, molto diversa da quelle che divertono l’immaginazione dei dotti, è conservata da Asinio Quadrato, Storico originale, citato da Agatia, I c. 5.
  5. Gli Svevi impegnarono Cesare in questa maniera, e le loro operazioni meritarono l’approvazione del vincitore.