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412 storia della decadenza

pretendeva il diritto di esporre nella sua casa le immagini di Crasso e del gran Pompeo1. I suoi antenati erano stati replicatamente decorati di tutti gli onori che largir potea la Repubblica; e fra tutte le antiche famiglie di Roma, la Calfurnia soltanto era sopravvissuta alla tirannia dei Cesari. Le qualità personali di Pisone aggiungevano un nuovo lustro alla sua stirpe. L’usurpatore Valente, per ordine del quale fu ucciso, confessò con profondo rimorso, che un nemico pur anco avrebbe dovuto rispettare la santità di Pisone; e benchè morisse con le armi in mano contro Gallieno, il Senato, con generosa permissione dell’Imperatore, decretò i trionfali ornamenti alla memoria di un così virtuoso ribelle2.

I Generali di Valeriano erano grati al padre ch’essi stimavano. Disdegnavano però di servire alla lussuriosa indolenza dell’indegno suo figlio. Il trono del Mondo romano non era sostenuto da alcun principio di lealtà; e un tradimento contro un tal Principe, poteva facilmente considerarsi come un atto di patriottismo. Se esaminiamo però con candore la condotta

    ai Pisoni. Vedi Art. Poet. v. 292 con le note di Dacier e di Sanadori.

  1. Tacit. Annal. XV 48. Stor. I 15. Nel primo di questi passi ci possiamo arrischiare a mutare la voce paterna in materna. In ogni generazione da Augusto ad Alessandro Severo, uno o più Pisoni compariscono tra i Consoli. Un Pisone fu da Augusto creduto degno del trono (Tacit. Annal, I. 13.). Un altro fu il capo di una formidabile congiura contro Nerone; ed un terzo fu adottato, e dichiarato Cesare da Galba.
  2. Stor. Aug. p. 195. Il Senato, in un momento di entusiasmo, sembra che si compromettesse dell’approvazione di Gallieno.