Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/145

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dell'impero romano cap xiii. 139

udienza all’Ambasciatore del gran Re1. Questa ultima disfatta avea atterrato la potenza o almeno il coraggio di Narsete; ed egli riguardava una pace immediata, come l’unico mezzo di arrestare il progresso delle armi Romane. Egli spedì Afarbane, suddito suo favorito e confidente, colla commissione di negoziare un trattato, o piuttosto di accettare quelle condizioni che impor volesse il vincitore. Afarbane aprì la conferenza, testimoniando la gratitudine del suo Sovrano pel generoso trattamento fatto alla sua famiglia, e domandando la libertà di quegli illustri prigionieri. Egli celebrò il valore di Galerio senza diminuire la riputazione di Narsete, e non credè disonore il riconoscere la superiorità del vittorioso Cesare sopra un Monarca che avea superata la gloria di tutti i principi della sua stirpe. Non ostante la giustizia della causa Persiana, egli era autorizzato a sottoporre le attuali pendenze alla decisione degli Imperatori medesimi; persuaso, che in mezzo alle prosperità non si scorderebbero delle vicende della fortuna. Concluse Afarbane il suo discorso collo stile delle orientali allegorie, osservando che le Monarchie Romana e Persiana erano i due occhi del mondo, il quale rimarrebbe imperfetto e mutilato, se l’uno o l’altro gli fosse tolto.

"Ben conviene ai Persiani" replicò Galerio con un trasporto di furore, che parve mettere in convulsione tutta la sua macchina "ben conviene ai Persiani l’estendersi sulle vicende della fortuna, e farci tran-

  1. Il ragguaglio del trattato è preso dai frammenti di Patrizio nell’Excerpta Legationum pubblicato nella collezione Bizantina. Patrizio vivea sotto Giustiniano; ma è evidente dalla natura dei suoi materiali, ch’ei gli avea ricavati da Scrittori più autentici e rispettabili.