Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/18

Da Wikisource.
12 storia della decadenza

Nell’arduo impegno, che Claudio aveva preso di ristabilire l’Impero nel suo antico splendore, era prima necessario di ravvivare tra le sue truppe un sentimento d’ordine e di obbedienza. Con l’autorità di un veterano Comandante, rappresentò loro, che il rilassamento della disciplina avea introdotta una lunga serie di disordini, dei quali finalmente i soldati stessi provavan gli effetti; che un popolo rovinato dall’oppressione, e indolente per la disperazione, non potea più lungamente somministrare ad un numeroso esercito il mantenimento non che le spese di lusso; che il pericolo di ogni individuo era cresciuto col dispotismo dell’ordine militare, poichè i Sovrani, che tremavan sul trono, provvedevano alla loro salvezza col pronto sacrifizio di ogni suddito colpevole. L’Imperatore si estese su i mali di uno sregolato capriccio, che i soldati potean soddisfare soltanto a spese del proprio sangue; giacchè le sediziose loro elezioni eran così spesso state accompagnate dalle guerre civili, che consumavano il fiore delle legioni o sul campo di battaglia o nel crudele abuso della vittoria. Dipinse egli coi più vivi colori lo stato dell’esausto tesoro, la desolazione delle province, il disonore del nome Romano, e l’insolente trionfo dei rapaci Barbari. Contro questi Barbari adunque egli dichiarò di voler dirigere il primo sforzo delle loro armi. Regnasse pur Tetrico per qualche tempo in Occidente, e conservasse pure Zenobia il dominio dell’Oriente1; questi usurpatori erano suoi personali nemici: nè potea egli pensare a soddisfare alcun privato risentimento, finchè salvato non avesse un Im-

  1. Zonara in questa occasione fa menzione di Postumo; ma i registri del Senato (Stor. Aug. p. 203) provano che Tetrico era già Imperatore delle Province occidentali.