Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/55

Da Wikisource.

dell'impero romano cap xvi. 49

stati il soggetto di tanti volumi di Sacri romanzi1. Ma può spiegarsi e confermarsi l’asserzione generale d’Origene con le particolari testimonianze del suo amico Dionisio, il quale nell’immensa Città d’Alessandria, ed al tempo della rigorosa persecuzione di Decio non conta che dieci uomini e sette donne, che soffrirono per la professione del nome Cristiano2.

Nel corso della medesima persecuzione governava la Chiesa non sol di Cartagine, ma eziandio dell’Affrica lo zelante, l’eloquente, ed ambizioso Cipriano. Aveva esso tutte le qualità, che impegnar potevano la riverenza del Fedele, o provocare i sospetti, e l’ira de’ magistrati Pagani. Pareva, che il carattere parimente e la situazione di lui additassero quel santo Prelato come il più distinto oggetto del pericolo e dell’invidia3. L’esperienza però della vita di Cipriano è sufficiente a provare, che la nostra immaginazione ha esagerato le pericolose circostanze di un Vescovo Cristiano; e che i rischi, a’ quali andava esposto, erano meno immi

  1. Per dare un saggio di queste leggende, ci contenteremo de’ diecimila soldati Cristiani fatti crocifiggere in un giorno da Traiano o da Adriano sul monte Ararat. Vedi Baronio ad Martyrol. Rom. Tillemont (Mem. Eccles. Tom. II. P. II. p. 438.) e le Miscellanee di Geddes vol. II. p. 203. L’abbreviatura MIL., che può significare tanto soldati che migliaia, dicesi, che abbia prodotto vari sbagli straordinari.
  2. Vedi Dionisio ap. Euseb. l. VI. c. 41. Uno de’ diciassette fu accusato ancora di furto.
  3. Le lettere di Cipriano somministrano una molto curiosa ed original pittura sì di esso che de’ suoi tempi. Vedansi parimente le due vite di Cipriano, scritte con ugual esattezza quantunque con mire assai differenti, l’una da Le Clerc (Biblioth. univers. Tom. XII. p. 208-378.) l’altra dal Tillemont (Memoir. Eccles. Tom, IV. part. I. p. 76-459).