Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/77

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dell'impero romano cap xvi. 71

Palestina, ebbe usurpato lo scettro Imperiale, i Cristiani acquistarono un amico ed un protettore. Il pubblico ed anche parzial favore di Filippo verso i seguaci della nuova religione, ed il costante di lui rispetto per li Ministri della Chiesa diedero qualche colore al sospetto, che prevalse in que’ tempi, che l’Imperatore medesimo si fosse convertito alla fede1, e somministrò qualche fondamento ad una favola, che in seguito fu inventata, vale a dire ch’egli s’era purgato, mediante la confessione e la penitenza, dalla colpa contratta per l’uccisione del suo innocente predecessore2. La caduta di Filippo introdusse con la mutazione dei Principi un nuovo sistema di governo, così oppressivo per li Cristiani, che l’antecedente lor condizione fino dal tempo di Domiziano, si rappresentava come uno stato di perfetta libertà e sicurezza, paragonandolo col rigoroso trattamento, ch’essi soffrirono sotto il breve regno di Decio3. Le virtù di questo Principe diffi-

  1. La menzione che si fa di que’ Principi, che pubblicamente si supponevan Cristiani, quale si trova in una lettera di Dionisio Alessandrino (ap. Euseb. l. VII. c. 10) evidentemente allude a Filippo ed alla sua famiglia, ed è una testimonianza contemporanea, che tal opinione aveva preso vigore; ma il Vescovo Egiziano, che viveva in una umile distanza dalla corte di Roma, si esprime con una giusta diffidenza rispetto alla verità del fatto. Le lettere d’Origene che sussistevano al tempo d’Eusebio (Vedi l. VI. c. 36) probabilmente deciderebbero questa più curiosa che importante questione.
  2. Euseb. l. VI. c. 34. L’istoria è stata abbellita, secondo il solito, da’ successivi scrittori, ed è confutata con sovrabbondante erudizione da Federigo Spanemio (Oper. var. Tom. II. p. 440 ec.).
  3. Lactant. de Mortib. Persec. c. 3, 4. Dopo aver cele-