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266 storia della decadenza

immortali1. Un Principe, che avea studiato la natura umana, e che possedeva i tesori del Romano Impero, poteva adattare gli argomenti, le promesse ed i premj ad ogni ordine di Cristiani2); ed il merito d’un’opportuna conversione serviva a supplire a’ difetti d’un candidato, o anche ad espiare il delitto d’un reo. Siccome l’esercito è la più forte macchina del potere assoluto, Giuliano applicossi con particolar diligenza a corrompere la religione delle sue truppe, senza il cordial concorso delle quali ogni passo doveva esser pericoloso ed inutile, e l’indole natural de’ soldati rendè tal conquista altrettanto facile, quanto era importante. Le legioni della Gallia s’attaccarono alla fede ugualmente che alla fortuna del vittorioso lor Capitano; ed anche avanti la morte di Costanzo egli ebbe il piacere d’annunziare a’ suoi amici, ch’essi assistevano con fervente devozione e vorace appetito a’ sacrifizj, i quali più volte s’offerirono nel suo campo, d’intere ecatombe di grassi bovi3. Gli eserciti del-

  1. Vedansi le forti espressioni di Libanio, ch’erano probabilmente quelle di Giuliano medesimo (Orat. parent. c. 59. p. 285.)
  2. Quando Gregorio Nazianzeno (Orat. X. p. 167.) vuol magnificare la fermezza Cristiana di Cesario suo fratello, medico alla Corte Imperiale, confessa che Cesario disputò con un formidabile avversario, πολυν εν οπλοις, και μεγαν εν λογων δεινοτητι abbondante di armi, e grande nella forza del discorso. Nelle sue invettive appena concede alcuna dose d’ingegno o di coraggio all’apostata.
  3. Giuliano Epist. 38. Ammiano XXII. 12. Adeo ut in dies poene singulos milites carnis distentiore sagina victitantes incultius, potusque aviditate correpti humeris impositi transeuntum per plateas ex publicis aedibus... ad sua diversoria portarentur. Tanto il devoto Principe, quanto lo