Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/269

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dell'impero romano cap. xxiii 265

era giustamente eccitato lo sdegno del popolo dalla rimembranza dell’abbietta lor povertà e delle disinteressate loro proteste. Non potè sempre ingannarsi la penetrazion di Giuliano; ma ei non voleva avvilire il carattere di quelli, i talenti de’ quali meritavano la sua stima; voleva evitare la doppia taccia d’imprudenza e d’incostanza; e temeva d’abbassare, agli occhi de’ profani, l’onor delle lettere e della religione1.

Il favor di Giuliano era quasi ugualmente diviso fra i Pagani, ch’erano stati fermamente attaccati al culto de’ loro maggiori, ed i Cristiani che prudentemente abbracciavano la religione del loro Sovrano. L’acquisto di nuovi proseliti2 soddisfaceva la superstizione e la vanità, dominanti passioni dell’animo suo; e s’udì protestare, coll’entusiasmo d’un Missionario, che quando egli avesse potuto rendere ogn’individuo più ricco di Mida, ed ogni città più grande di Babilonia, non si sarebbe creduto il benefattore dell’uman genere, se nel tempo stesso non avesse anche potuto richiamare i suoi sudditi dall’empia lor ribellione contro gli Dei

  1. Vedi Libanio (Orat. parent. c. 101. 102. p. 324. 325. 326.) ed Eunapio (Vit. Sophista. in Proderesio. p. 126). Alcuni studenti, le speranze de’ quali erano forse mal fondate o stravaganti, si ritirarono disgustati (Greg. Nazianz. Orat. IV. p. 120). Egli è strano, che non possiamo essere in grado di contraddire al titolo d’un capitolo di Tillemont (Hist. des Emper. Tom. IV. p. 960.) „La cour de Julien est pleine de philosophes et de gens perdus„.
  2. Durante il regno di Luigi XIV. i suoi sudditi d’ogni ordine aspiravano al glorioso titolo di Convertisseur, che esprimeva lo zelo e successo loro in far de’ proseliti. Sì la parola, che l’idea in Francia sono presentemente antiquate. Possano in Inghilterra non trovare accesso giammai!