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264 storia della decadenza

filosofica vanità; ed i Magistrati gareggiavan fra loro negli onori che preparavano per ricever l’amico del loro Sovrano. Giuliano, al momento che seppe l’arrivo di Massimo, recitava un’orazione in Senato; immediatamente interruppe il discorso, corse ad incontrarlo, e dopo un tenero abbraccio lo condusse per mano in mezzo dell’assemblea, dove pubblicamente confessò i vantaggi, che aveva tratti dall’istruzioni del filosofo. Massimo1, che presto acquistò la confidenza di Giuliano, ed influiva ne’ suoi consigli, fu insensibilmente corrotto dalle tentazioni d’una Corte. Il suo vestire divenne più splendido, il suo portamento più altero, e sotto un altro regno fu esposto all’odiosa investigazione de’ mezzi, co’ quali il discepolo di Platone aveva accumulato, nella breve durata del suo favore, una molto scandalosa quantità di ricchezze. Dagli altri Filosofi e Sofisti, che furono invitati alla Corte Imperiale o dalla scelta di Giuliano o dal buon successo di Massimo, ben pochi furono capaci di conservare la loro innocenza o riputazione2. I generosi doni di danaro, di terre e di case non furono sufficienti a saziare la rapace loro avarizia; ed

  1. Eunapio (in Massimo p. 77. 78. 79 et in Chrysanthio p. 147. 148) ha minutamente riportati questi aneddoti, ch’ei crede i fatti più importanti di quel tempo. Nondimeno ingenuamente confessa la fragilità di Massimo. Il suo ricevimento a Costantinopoli è descritto da Libanio (Orat. parent. c. 86. p. 301) e da Ammiano (XXII. 7).
  2. Crisantio, che avea ricusato di partir dalla Lidia, fu creato sommo Sacerdote della Provincia. Il cauto e moderato uso che fece del suo potere, l’assicurò dopo la rivoluzione, e visse in pace, mentre Massimo, Prisco ec. furon perseguitati da’ ministri Cristiani. Vedi le avventure di que’ fanatici sofisti, raccolte dal Brucker T. II. 281-293.