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346 storia della decadenza

regolare una guerra della maggiore importanza. La natura del mio regno è stata di tal sorta, che io posso ritirarmi senza dispiacere e senza timore nell’oscurità di uno stato privato1„. Alla modesta risoluzione di Giuliano corrispose l’unanime applauso e la volonterosa ubbidienza dei Romani, che espressero la fiducia, che avevano, della vittoria, mentre combattevano sotto le bandiere dell’eroico lor Principe. Si accendeva il loro coraggio dai frequenti e famigliari detti di lui, giacchè in tali voti consistevano i giuramenti di Giuliano: „Così possa io ridurre i Persiani sotto il giogo; così possa io restaurare la forza e lo splendore della Repubblica„. L’amor della fama era l’ardente passione dell’animo suo: ma non prima d’aver posto il piede sulle rovine di Maogamalca si credè permesso di dire: „che allora egli avea preparato qualche materiale pel Sofista d’Antiochia2„.

Il fortunato valor di Giuliano aveva trionfato di tutti gli ostacoli, che si opponevano alla sua marcia fino alle porte di Ctesifonte. Ma era tuttavia lontana la presa o anche l’assedio della capital della Persia: nè può chiaramente vedersi la militar condotta dell’Imperatore senza una cognizione del paese, che fu il teatro delle ardite e ben dirette sue operazioni3.

  1. Io reputo questo discorso originale e genuino. Ammiano potè averlo udito e trascritto, ed era incapace d’inventarlo. Mi son preso alcune piccole libertà, e lo concludo con la più vigorosa sentenza.
  2. Ammiano XXIV. 3. Liban. Orat. parent. c. 122. p. 346.
  3. Danville (Mem. de l’Acad. des Inscr. Tom. XXVIII. p. 246-259.) ha determinato la vera posizione e distanza fra loro di Babilonia, di Seleucia, di Ctesifonte, di Bagdad ec.