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dell'impero romano cap. xxiv. | 347 |
Venti miglia al mezzodì di Bagdad e sulla sponda Orientale del Tigri la curiosità dei viaggiatori ha notato le rovine dei palazzi di Ctesifonte, che al tempo di Giuliano era una grande e popolata città. Era totalmente estinto il nome e la gloria della vicina Seleucia; e l’unico quartiere che rimaneva di quella Greca colonia, aveva ripreso, insieme col linguaggio e co’ costumi dell’Assiria, il primitivo nome di Coche. Questa era situata sulla parte occidentale del Tigri; ma naturalmente consideravasi come un sobborgo di Ctesifonte, con cui possiam supporre che fosse unita per mezzo d’un ponte permanente di barche. Le connesse parti contribuirono a formare il comun epiteto di al Modain, le città, che gli Orientali hanno dato alla residenza invernale dei Sassanidi; e tutta la circonferenza della capitale Persiana era fortemente difesa dalle acque del fiume, da alte mura e da lagune impraticabili. Il campo di Giuliano fu piantato vicino alle rovine di Seleucia, ed assicurato da un fosso e da un muro contro le sortite della numerosa ed intraprendente guarnigione di Coche. In questo fertile e piacevole paese, i Romani furono abbondantemente forniti di acqua e di provvisioni; ed alcuni Forti, che avrebber potuto imbarazzare i movimenti dell’esercito, si sottomisero dopo qualche resistenza agli sforzi del loro valore. La flotta passò dall’Eufrate in una artificiale diramazione di quel fiume, che versa una copiosa e navigabil quantità d’acqua nel Tigri ad una
Il viaggiatore Romano, Pietro della Valle (Tom. I. lett. 17. p. 650-780.) sembra l’osservatore più diligente di quella famosa Provincia. Egli è un gentiluomo erudito, ma intollerabilmente vano e prolisso.