Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/353

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dell'impero romano cap. xxiv. 349

minor fatica, ma di maggior pericolo del precedente. Il fiume era largo e rapido; la salita scoscesa e difficile; e le trincere, fatte sull’opposta riva, eran occupate da una copiosa armata di gravi corazze, di destri arcieri e di grossi elefanti, che (secondo la stravagante iperbole di Libanio) coll’istessa facilità calpestar potevano un campo di grano ed una legion di Romani1. A fronte di tal nemico era impossibile la costruzione d’un ponte; e l’intrepido Principe, che immediatamente vide l’unico espediente che potea prendersi, celò fino al momento dell’esecuzione il suo disegno alla cognizione de’ Barbari, delle sue proprie truppe e fino de’ suoi Generali medesimi. Sotto lo specioso pretesto d’esaminar lo stato de’ magazzini, furono appoco appoco scaricati ottanta vascelli; e fu dato ordine ad uno scelto distaccamento, in apparenza destinato per una segreta spedizione, a star pronto sull’armi ad ogni cenno. Giuliano copriva l’occulta agitazion del suo spirito con sorrisi di fiducia e di gioja; e divertiva le nemiche nazioni con lo spettacolo di giuochi militari, ch’ei celebrava insultando sotto le mura di Coche. Il giorno fu destinato al piacere; ma tosto che fu passata l’ora di cena, l’Imperatore convocò i Generali nella sua tenda, e fece loro sapere che avea deliberato di passare il Tigri quella notte medesima. Furono essi sorpresi da un tacito e rispettoso stupore; ma quando il venerabil Sallustio fece

  1. Καὶ μεγέθεσιν ἐλεφάντων, οἷς ἴσον ἔργον διὰ σταχύων ἐλθεῖν, καὶ Φάλαγγος: e di grandi elefanti, pe’ quali è l’istesso camminare sopra le spighe, o sopra una falange. „Rien n’est beau que le vrai„: massima che dovrebb’essere scritta sulla cattedra d’ogni retore.