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verso la mezza notte. Tale fu il termine di questo uomo straordinario nel trentesimo secondo anno della sua età, dopo un regno di un anno, e circa otto mesi dalla morte di Costanzo. Negli ultimi suoi momenti dimostrò, forse con qualche ostentazione, l’amore della virtù e della fama, ch’erano state le passioni dominanti della sua vita1.

[A. D. 363] Possono in qualche modo attribuirsi a Giuliano stesso il trionfo del Cristianesimo e le calamità dell’Impero pur aver egli trascurato di assicurare in futuro l’esecuzione dei suoi disegni, mediante l’opportuna e giudiziosa scelta d’un collega e successore. Ma la reale stirpe di Costanzo Cloro s’era ridotta alla sua sola persona; e se gli passò per la mente qualche serio pensiero d’investir della porpora il più degno fra’ Romani, fu distolto da tale risoluzione per la difficoltà della scelta, per la gelosia della potenza, pel timore dell’ingratitudine e per la natural presunzione di salute, di gioventù e di prosperità. L’inaspettata sua morte lasciò l’Impero senza Signore e senza erede in uno stato di perplessità e di pericolo, che non s’era provato per lo spazio d’ottant’anni dopo l’elezione di Diocleziano. In un Governo, che aveva quasi dimenticato la distinzione del sangue puro e nobile, era di poca importanza la superiorità della nascita; i diritti del grado militare erano accidentali e precari; ed i candidati, che aspirar potevano a sa-

  1. Si fa tutto il racconto della morte di Giuliano da Ammiano (XXV. 3.) che era stato diligente spettatore. Libanio, ch’evita con orrore tale scena, ce ne somministra qualche circostanza (Orat. parent. c. 136. 140. p. 350-562.). Le calunnie di Gregorio, e le leggende di più antichi Santi si possono presentemente disprezzare in silenzio.