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388 storia della decadenza

delizie d’Antiochia1. Senza consultare i dettami di un religioso zelo, egli fu indotto dall’umanità e dalla gratitudine a prestar gli ultimi onori al corpo del suo defunto Sovrano2; e Procopio, che sinceramente piangeva la perdita del suo congiunto, fu rimosso dal comando dell’esercito sotto il decente pretesto di aver cura de’ funerali. Fu trasportato il cadavere di Giuliano da Nisibi a Tarso, in una lenta marcia di quindici giorni; e nel passare che fece per le città dell’Oriente, veniva salutato dalle fazioni fra loro contrarie o con luttuosi lamenti o con grida d’insulto. I Pagani già collocavano il loro diletto Eroe nel grado di quegli Dei, de’ quali aveva restaurato il culto; mentre le invettive de’ Cristiani perseguitavan l’anima dell’Apostata fino all’inferno ed il corpo di esso fino al sepolcro3. Gli uni compiangevano l’imminente rovina dei loro altari; gli altri celebravano la mara-

  1. Ammiano XXV. 9 Zosimo l. III. p. 196. Per quanto egli fosse edax, et vino venerique indulgens, io convengo con la Bleterie (Tom. I. p. 148-154) in rigettare il pazzo racconto d’un baccanale disordine (Ap. Suid.) fatto in Antiochia dall’Imperatore, dalla sua moglie e da una truppa di concubine.
  2. L’ab. della Bleterie (Tom. I. p. 156, 209) espone leggiadramente il brutal desiderio del Baronio, che avrebbe voluto che Giuliano fosse gettato ai cani: ne cespititia quidem sepultura dignus.
  3. Si confronti il Sofista col Santo (Libanio Monod. T. II. p. 251. et Orat. parent. c. 145. p. 367. c. 156. p. 377, con Gregorio Nanzianz. Orat. IV. p. 125, 132). L’oratore Cristiano insinua qualche debol’esortazione alla modestia ed al perdono; ma egli è ben contento che i reali patimenti di Giuliano siano molto maggiori de’ tormenti favolosi d’Issione o di Tantalo.