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stico1. Più di sedici anni dopo la morte di Giuliano, tale accusa fu solennemente e con ardore sostenuta in una pubblica orazione, diretta da Libanio all’Imperatore Teodosio. I suoi sospetti non sono appoggiati su fatto o argomento veruno; e non possiamo far altro che stimare il generoso zelo del Sofista d’Antiochia per le fredde e neglette ceneri del suo amico2.

V’era un costume antico ne’ funerali, non meno che ne’ trionfi de’ Romani, che la voce degli encomj venisse corretta da quella della satira e del ridicolo; e che in mezzo alle splendide pompe, che spiegavan la gloria del vivente o del defunto, non fosser nascoste agli occhi del Mondo le sue imperfezioni3. Tale uso fu praticato anche nell’esequie di Giuliano. I Comici, ch’erano irritati dal disprezzo ed avversione di lui pel teatro, rappresentarono con applauso del-

  1. {{greco da controllare}}Ος τις εντολην τληρων ω σφων αυτων αρχουτί; chiunque fu che adempì la commissione ricevuta da chi presedeva loro. Tale oscura e dubbiosa espressione può riferirsi ad Atanasio, ch’era senza rivale il primo del clero Cristiano (Liban. De ulcisc. Juliani nece c. 5. p. 149. La Bleterie Hist. de Jovien Tom. I. p. 179).
  2. L’Oratore (ap. Fabric. Biblioth. Graec. Tom. VII p. 145-179) sparge sospetti, domanda un processo, ed insinua che potrebbero tuttavia trovarsene delle prove, egli attribuisce i progressi degli Unni alla colpevole negligenza di vendicar la morte di Giuliano.
  3. Nel funerale di Vespasiano, il comico che rappresentava quel frugale Imperatore domandò ansiosamente quanto costava tal funzione.... Ottantamila lire (centies). . . Datemi, rispose, la decima parte di questa somma, e gettate il mio corpo nel Tevere. Sveton. in Vespasian. c. 19. con le note del Casaubono e del Gronovio.