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116 storia della decadenza

mano ai Nestoriani della Persia, fu soffocato nel suo esilio dai Melchiti della Paflagonia. Cinquantaquattro Vescovi furono rovesciati dalle loro sedi, e imprigionati ottocento ecclesiastici1; e, nonostante l’equivoco favore di Teodora, dovettero le chiese dell’Oriente orbate dei lor pastori perire a poco a poco per difetto d’istruzione, o per l’alterazione dei loro dommi. In mezzo a tanta angustia, ridestatasi la fazione moribonda, si riunì, e si perpetuò per opera d’un monaco; ed il nome di Giacomo Baradeo2 è rimasto nella denominazione comune di Giacobita, tanto aspra ad un orecchio inglese. Dai santi Vescovi incarcerati in Costantinopoli, ricevette l’autorità di Vescovo d’Edessa, e di apostolo dell’Oriente, e da quella fonte inesausta derivò l’Ordinazione di più d’ottantamila di vescovi, preti o diaconi. I più veloci dromedari d’un devoto Capo degli Arabi assecondavano con rapido scorrerie l’ardore del missionario zelante. La dottrina e la disciplina dei Giaco-

  1. Nella cronaca di Dionigi (ap. Assem., t. II, p. 54), si hanno i nomi ed i titoli di cinquantaquattro Vescovi esiliati da Giustino. Fu chiamato Severo a Costantinopoli per esservi sentenziato, dice Liberato (Brev. c. 19), per aver mozza la lingua, dice Evagrio (l. IV, c. 4); il prudente Patriarca non si fermò ad esaminare la differenza di queste due cose. Questa rivoluzione ecclesiastica è dal Pagi assegnata al mese di settembre 518 (Critica, t. II, p. 506).
  2. I particolari dell’oscura storia di Giacomo Baradeo, o Zanzalo, si leggono qua e là in Eutichio (Annal., t. II, p. 144, 147), in Renaudot (Hist. patriarch. Alex. p. 133), in Assemani (Bibl. orient., t. I, p. 424; t. II, p. 62-66, 324-222, 414; t. III, p. 385-388). Non pare che fosse noto ai Greci: i Giacobiti stessi volean piuttosto derivare il nome, e la genealogia loro dall’Apostolo S. Giacomo.