Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/218

Da Wikisource.
212 storia della decadenza

dell’Oriente. Lasciò due figli in tenera età, Isacco e Giovanni, che colla certezza del merito legò alla gratitudine e al favore del sovrano. Furono que’ nobili giovani diligentemente ammaestrati in tutto ciò che insegnavano i monaci, nelle arti del palazzo, e negli esercizi della guerra; e dopo, aver servito nelle guardie, giunsero ben tosto al comando degli eserciti e delle province. La loro fraterna unione raddoppiò la forza ed il credito dei Comneni. Crebbero lo splendore della loro antica famiglia, unendosi l’uno con una principessa di Bulgaria, ch’era cattiva, e l’altro colla figlia d’un patrizio soprannomato Caronte, a motivo dei moltissimi nemici da lui spediti al fiume Stige. Aveano servito le schiere, loro malgrado, ma sempre fedelmente, una caterva di effeminati Imperatori. Era l’innalzamento di Michele VI un oltraggio a’ Generali più prodi di lui; la parsimonia di questo principe, e l’insolenza degli eunuchi aumentavano il disgusto di quelli. Si radunarono di nascosto nella chiesa di Santa Sofia; e si sarebbero raccolti i suffragi di quel Sinodo militare in favore di Catacalone, vecchio e prode guerriero, se, per un sentimento di patriottismo o di modestia, non avesse loro quel rispettabile veterano ricordato, che la nobiltà dei natali e il merito devono essere congiunti in colui che si vuole incoronato. Isacco Comneno unì tutti i voti. I congiurati si separarono senza dilazione, e si condussero nelle pianure della Frigia, capitanando le loro schiere, e i loro rispettivi distaccamenti. Non potè Michele sostenere che una battaglia; ei non avea sotto le sue bandiere che i mercenarii della guardia imperiale, stranieri all’interesse pubblico, ed animati soltanto da un principio d’o-