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238 storia della decadenza

e la compassione dell’assemblea; la Chiesa e l’Imperatore gli perdonarono i suoi mancamenti; ma Manuele, che a giusto titolo diffidava sempre di lui, l’allontanò dalla Corte e lo confinò ad Enoe, città del Ponto, circondata di fertili vigneti, e situata sulla costa dell’Eusino. La morte di Manuele, e i disordini della minorità apersero bentosto alla sua ambizione la carriera la più favorevole. Era l’Imperatore un giovinetto di dodici in quattordici anni, e per conseguente privo del pari di vigore, di saggezza, e di esperienza. L’Imperatrice Maria, sua madre, abbandonava sè stessa, e le cure dell’amministrazione a un favorito nomato Comneno; e la sorella del principe, chiamata Maria, moglie d’un Italiano onorato del titolo di Cesare, suscitò una congiura e finalmente una sedizione contro la sua odiosa matrigna. Si dimenticarono le province, la capitale fu in fuoco, i vizi e le debolezze di alcuni mesi rovesciarono l’opera d’un secolo di pace e di buon ordine. Ricominciò nelle mura di Costantinopoli la guerra civile; vennero le due fazioni ad una battaglia sanguinosa sulla piazza del palazzo, e i ribelli, chiusi nella Chiesa di Santa Sofia, sostennero un’assedio regolare. Ingegnavasi il Patriarca con zelo sincero a guarire i mali dello Stato; i più rispettabili patriotti chiedevano ad alta voce un difensore ed un vendicatore; ripeteano tutte le lingue l’elogio dei talenti, e per fino delle virtù d’Andronico. Affettava egli nel suo ritiro d’esaminare i doveri, che gl’imponeva il suo giuramento: „Se la sicurezza o l’onore della famiglia imperiale è minacciata, diceva egli, userò per lei tutti i rimedii, che posso avere.„ Inseriva a tempo, nel suo carteggio col Patriarca e coi patrizi, alcune