Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IX.djvu/245

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dell'impero romano cap xlviii. 239

citazioni tratte dai Salmi di Davide e dall’Epistole di San Paolo; e aspettava con pazienza, che la voce de’ suoi concittadini lo chiamasse al soccorso della patria. Quando si trasferì da Enoe a Costantinopoli, il suo seguito, da principio poco numeroso, divenne ben tosto una grossa banda, e poscia un esercito; fu creduto sincero nelle sue professioni di religione e di fedeltà; un abito straniero, che, colla sua semplicità, dava risalto alla sua maestosa corporatura, richiamava alla mente d’ognuno la sua povertà e il suo esilio. Sparvero d’innanzi a lui tutti gli ostacoli; giunse allo stretto del Bosforo dì Tracia; uscì il navile di Bizanzio del porto a ricevere con applausi il salvator dell’Impero. Era il torrente dell’opinione romoreggiante e irresistibile; al primo soffiare del vento tempestoso tutti gl’insetti, avvivati prima da’ raggi del favore del principe, si dileguarono. Subita cura d’Andronico fu d’impadronirsi del palazzo, di salutare l’Imperatore, d’imprigionare l’Imperatrice Maria, di punirne il ministro, e di ricondurre il buon ordine e la pubblica tranquillità. Si condusse di poi al sepolcro di Manuele; fu ingiunto agli astanti di rimanere a qualche distanza; e fissandolo essi nell’atteggiamento della preghiera, udirono, o credettero udire parole di trionfo e di risentimento: „Più non ti temo, vecchio nimico; tu m’inseguisti, qual vagabondo, in tutte le contrade della terra. Eccoti deposto in sicurezza sotto i sette ricinti d’una cupola, d’onde non uscirai che al suono della tromba dell’ultimo giorno. Tocca ora a me; calpesterò fra poco le tue ceneri e la tua posterità„. La tirannia, che in processo di tempo esercitò, fa credere di fatto che siano stati quelli