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244 storia della decadenza

impaziente di spargere il sangue de’ rei; ma il silenzio del palazzo, il tumulto della città, l’abbandono generale in che vedeasi, gli recarono lo spavento all’animo. Pubblicò un’amnistia generale; non vollero i sudditi nè ricevere perdono, nè perdonare: propose di abbandonare la corona a suo figlio Manuele; ma non poteano le virtù del figlio espiare le colpe del padre. Il mare eragli ancora aperto alla fuga; ma la nuova della rivolta erasi diffusa lunghesso la costa; cessato il timore, l’obbedienza era pure cessata. Un brigantino armato inseguì, e prese la galea imperiale. Andronico, carico di ferri, con una lunga catena al collo, venne trascinato ai piedi d’Isacco l’Angelo. Vane furono la sua eloquenza e le lagrime delle donne che l’accompagnavano; non potè sottrarsi alla morte; ma in vece di dare a tale sentenza le forme decenti d’una punizione legale, l’abbandonò il nuovo monarca alla folla numerosa di quelli, che furono dalla sua crudeltà privi d’un padre, d’un marito, d’un amico. Gli strapparono i denti e i capelli, gli cavarono un occhio, e gli tagliarono una mano; debole riparazione delle loro perdite! per dargli morte più dolorosa lasciarono qualche intervallo da una tortura all’altra. Fu posto sopra un cammello, e senza temere non venisse alcuno in sua difesa, venne condotto in trionfo per tutte le vie della capitale, e la feccia del popolo rallegravasi di calpestare la maestà d’un principe decaduto. Oppresso da colpi e da oltraggi, fu Andronico finalmente impeso pei piedi fra due colonne che sosteneano una la figura d’un lupo, l’altra quella d’una scrofa; quanti stender poterono il braccio su quel nimico pubblico, esercitarono tutti con gioia