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206 storia della decadenza

suoi barbari sudditi senza ingiustizia dare il nome di Barbari. Il numero, la forza, i rapidi movimenti, e l’implacabile crudeltà degli Unni si provarono, si temettero e si amplificarono dagli attoniti Goti, che videro i loro campi e villaggi consumati dalle fiamme, ed oppressi da ogni genere di stragi. A questi reali terrori aggiungevasi la sorpresa e l’abborrimento, che eccitavano la strillante voce, i rozzi gesti e la strana deformità degli Unni. Questi selvaggi della Scizia furon paragonati (e la pittura aveva qualche rassomiglianza) agli animali che camminano assai sconciamente sopra due gambe; ed alle malfatte figure (Termini), che solevano collocarsi dagli antichi sui ponti. Erano essi distinti dal resto della specie umana per le larghe spalle, i nasi schiacciati, ed i piccoli occhi neri profondamente sepolti nel capo; ed essendo quasi privi di barba, non godevan giammai nè le grazie virili della gioventù, nè il venerabile aspetto della vecchiezza1. S’assegnò loro un’origine favolosa, degna della figura e dei costumi che avevano, vale a dire

    rappresentan l’origine ed i progressi loro, il passaggio, che fecero, della palude o dell’acqua Meotide nella caccia di un bove o d’un cervo, le Indie che avevano scoperte ec. (Zosimo l. IV. p. 224. Sozomeno l. VI. c. 37. Procop. Hist. Miscell. c. 5. Giornandes c. 24 Grandeur et decad. des Rom. c. 17).

  1. Prodigiosae formae et pandi, ut bipedes existimes bestias; vel quales in commarginandis pontibus effigiati stipites dolantur incompti. (Ammiano XXXI. 1). Giornandes (c. 24) dipinge con forte caricatura la faccia d’un Calmucco. Species pavenda nigredine... quaedam deformis offa, non facies habensque magis puncta, quam lumina: Vedi Buffon Hist. nat. Tom. III. p. 380.