Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/217

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dell'impero romano cap. xxvi. 213

pieghi, e poco mancò che non fossero privati di vita. Giunse finalmente l’ordine Imperiale per trasportare sopra il Danubio tutto il corpo della nazione Gotica1; ma l’esecuzione di tal ordine fu laboriosa e difficile. Le acque del Danubio, che in quel luogo ha più d’un miglio di larghezza2, erano gonfie per le continue piogge, ed in quel tumultuario passaggio, molti restaron dispersi ed annegati dalla rapida violenza della corrente. Fu messa in ordine una grossa flotta di navi, di barche e di battelli; s’impiegarono più giorni e più notti nel passare e ripassare con istancabil travaglio; e gli Uffiziali di Valente usarono la maggior diligenza, affinchè neppure uno di quei Barbari, che erano destinati a rovesciare i fondamenti di Roma, rimanesse sull’opposta sponda. Fu creduto espediente di prendere un’esatta notizia del loro numero; ma le persone, a ciò deputate, ben presto abbandonarono con maraviglia e sconcerto il proseguimento d’un’infinita ed ineseguibile impresa3,

  1. Si descrive il passaggio del Danubio da Ammiano (XXXI. 1. 4), da Zosimo (l. IV. p. 223. 224), da Eunapio (in Except. legat. p. 19. 20) e da Giornandes (c. 25. 26). Ammiano dichiara (c. 5) che intende solo ipsas rerum digerere summitates; ma spesso fa un giudizio falso dell’importanza delle cose; e l’eccessiva prolissità di lui vien malamente bilanciata da una brevità fuor di tempo.
  2. Chishull, curioso viaggiatore, ha notato la larghezza del Danubio, ch’ei passò al Mezzodì di Bucarest vicino alla congiunzione dell’Argish (p. 77). Egli ammira la bellezza e la spontanea fertilità della Mesia o Bulgaria.
  3. Quem qui scire velit, Libyci velit aequoris idem
    Discere, quam multae Zephyro turbentur arenae.

    Ammiano ha inserito nella sua prosa questi versi di Virgilio (Georg. l. II) usati dal poeta per esprimere l’impossibilità di numerare le varie specie di viti. Vedi Plinio Hist. Nat. l. XIV.