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226 storia della decadenza

mani. Egli si accorse che il numero de’ nemici andava sempre crescendo; e siccome conobbe l’intenzione che avevano d’attaccar la sua retroguardia, subito che la mancanza del cibo lo costringesse a muovere il campo, richiamò i suoi predatorj distaccamenti, che occupavano l’addiacente campagna. Appena scuoprirono essi i concertati fuochi1, che obbedirono con incredibile prestezza al segnale del lor Capitano; il campo fu ripieno d’una marzial folla di Barbari; le impazienti lor grida chiedevano la battaglia, e quel tumultuario zelo fu approvato ed animato dallo spirito dei loro Capi. Era già molto avanzata la sera; e le due armate si prepararono al combattimento, che fu differito soltanto fino allo spuntare del nuovo giorno. Mentre le trombe incitavano alle armi, fu invigorito l’indomito coraggio dei Goti dalla reciproca obbligazione d’un solenne giuramento; e nell’avanzarsi che facevano incontro al nemico, i rozzi cantici, che celebravano la gloria dei loro maggiori, eran mescolati con dissonanti e feroci strida, che s’opponevano all’artificiosa armonia delle acclamazioni Romane. Fritigerno dimostrò qualche perizia militare nel guadagnar che fece il vantaggio d’una dominante altura; ma la sanguinosa pugna, che principiò e finì col giorno, si mantenne da ambe le parti mediante i personali ed ostinati sforzi di robustezza, di valore e d’agilità. Le legioni dell’Armenia sostennero la loro

  1. Statim ut accensi malleoli. Ho usato il senso litterale di torce o fuochi reali, mo ho qualche sospetto che tal espressione non sia che una di quelle turgide metafore, di quei falsi ornamenti, che continuamente deturpano lo stile di Ammiano.