Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/268

Da Wikisource.
264 storia della decadenza

nale del Danubio con la ferma fiducia di trovare un facile sbarco ed un campo non guardato. Ma s’arrestò ad un tratto il progresso dei Barbari da un ostacolo inaspettato, vale a dire da una triplice fila di navi fortemente connesse l’una coll’altra, che formavano un’impenetrabil catena di due miglia e mezzo lungo il fiume. Mentre tentavano essi di aprirsi per forza la strada in un disuguale combattimento, fu oppresso il lor destro fianco dall’irresistibile attacco di una flotta di galere, che erano spinte giù pel fiume dalla forza insieme dei remi e della corrente. Il peso e la velocità di quelle navi da guerra ruppe, gettò a fondo, e disperse le rozze e deboli canoe dei Barbari: inefficace tornò ad essi il loro valore; ed Alateo, Re o Generale degli Ostrogoti, perì con le brave sue truppe, o sotto la spada dei Romani, o nelle acque del Danubio. L’ultima divisione di quell’infelice flotta poteva riguadagnare l’opposto lido; ma l’angustia ed il disordine della moltitudine la rendè incapace di azione e di consiglio; e tosto implorarono la clemenza dei vittoriosi nemici. In questa occasione, ugualmente che in molte altre, è difficile di conciliar le passioni ed i pregiudizi degli scrittori del secolo di Teodosio. Il parziale e maligno Istorico, che altera qualunque azione del suo regno, asserisce, che l’Imperatore non comparve nel campo di battaglia, finattantochè i Barbari non furon vinti dal valore e dalla condotta di Promoto, suo luogotenente1. L’adulante Poeta, che celebrò nella Corte d’Onorio le glorie del

  1. Zosimo l. IV. p. 252-255. Ei troppo spesso dimostra la sua scarsezza di giudizio, deturpando le più serie sue narrazioni con minute ed incredibili circostanze.