Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/267

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dell'impero romano cap. xxvi. 263

Scizia; ed i soldati o almeno gli Istorici dell’Impero non conoscevan più il nome e gli aspetti dei primi loro nemici1. Il Generale, che comandava le forze terrestri e marittime della frontiera della Tracia, tosto s’accorse che la propria superiorità sarebbe svantaggiosa pel pubblico servigio; e che i Barbari, spaventati dalla presenza delle sue flotte e legioni, avrebbero probabilmente differito il passaggio del fiume fino al prossimo inverno. La destrezza delle spie, che esso mandò nel campo dei Goti, attirò i Barbari in una rete fatale. Si lasciarono persuadere, che mediante un ardito tentativo avrebber potuto sorprendere nel silenzio e nell’oscurità della notte l’addormentato esercito dei Romani; e fu precipitosamente imbarcata tutta la moltitudine in una flotta di tremila canoe2. I più prodi fra gli Ostrogoti conducevano la vanguardia: il corpo di mezzo era composto del rimanente dei loro sudditi e soldati; e le femmine ed i fanciulli seguivano con sicurezza nella retroguardia. Era stata scelta una notte senza luna per eseguire il disegno; ed erano quasi giunti alla sponda meridio-

  1. Εθνος το Σκεθικον πασιν αγνωυον, Gente Scitica, ignota a tutti: Zosimo l. IV. p. 252.
  2. Io sono autorizzato dalla ragione e dall’esempio ad applicare questo nome Indiano ai μονοξυλα, navicelle fatte d’un sol albero, dei Barbari, che sono alberi scavati in forma di battelli, πληθει μονοξυλων εμβιβασαντες: traghettando con una moltitudine di monoxuli: Zosimo lib. IV p. 253.

    Ausi Danubium quondam tranare Gruthungi.
    In lintres fregere nemus: ter mille ruebant
    Per fluvium plenae cuneis immanibus alni.

    Claudian. in IX. Cons. Hon. 623.