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310 storia della decadenza

L’Arcivescovo che ricusava d’entrare in alcuna conferenza o negoziazione con gl’istrumenti di Satana, dichiarò con moderata fermezza la sua risoluzione di ricevere il martirio, piuttosto che cedere all’empio sacrilegio; e Giustina, che risguardava tal rifiuto come un atto d’insolenza e di ribellione, precipitosamente determinossi a far uso dell’Imperial prerogativa del proprio figlio. Bramando essa di fare pubblicamente nella prossima festa di Pasqua i suoi atti di devozione, fu ordinato ad Ambrogio di comparire avanti al Consiglio. Obbedì egli alla citazione col rispetto d’un suddito fedele; ma fu seguitato, senza il suo consenso, da un popolo innumerabile, che affollavasi con impetuoso zelo alle porte del palazzo: e gli spaventati ministri di Valentiniano, in vece di pronunziare una sentenza di esilio contro l’Arcivescovo Milanese, umilmente lo supplicarono, che volesse interporre la sua autorità per difender la persona dell’Imperatore e restituir la pace alla Capitale. Ma le promesse, che Ambrogio ebbe e comunicò al popolo, furon tosto violate da una perfida Corte; e ne’ sei più solenni giorni, che la cristiana pietà ha destinato all’esercizio della religione, la città fu agitata da irregolari convulsioni di tumulto e di fanatismo. Si mandarono gli Uffiziali del palazzo a preparare prima la Basilica Porziana, poi la nuova, per immediatamente ricevervi l’Imperatore colla sua madre. Si disposero al solito le splendide suppellettili ed il baldacchino per la sede Reale; ma vi fu bisogno di porvi una forte guardia per difenderla dagl’insulti della plebaglia. Gli Ecclesiastici Arriani, che s’arrischiavano a farsi veder nelle strade, furono esposti ai più imminenti pericoli di vita: ed Ambrogio godè il merito e la riputa-