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360 storia della decadenza

{Pt|viri|Quindecimviri}}) alle occasioni consultavan l’istoria del futuro, e per quanto sembra, delle cose contingenti. Sei Vestali consacravano la loro verginità alla guardia del fuoco sacro e degli ignoti pegni della durata di Roma, i quali a nessun mortale era stato permesso di rimirare impunemente1. Sette Epuloni preparavano la mensa degli Dei, dirigevano la solenne processione, e regolavan le cerimonie dell’annua solennità. I tre Flamini di Giove, di Marte e di Quirino si risguardavano come i particolari ministri delle tre più potenti Divinità, che vigilavano sul destino di Roma e dell’Universo. Il Re dei sacrifizi rappresentava la persona di Numa e dei suoi successori nelle religiose funzioni, che non si potevano eseguire se non da mani Reali. Le confraternite de’ Salj, dei Lupercali ec. praticavano tali riti, che avrebbero eccitato riso e disprezzo in qualunque persona ragionevole, con la viva fiducia di attirarsi il favore degli Dei immortali. La autorità, che i Sacerdoti Romani avevano anticamente avuto nei consigli della Repubblica, fu appoco appoco abolita per lo stabilimento della Monarchia, e per la mutazione della sede Imperiale. Ma era tuttavia protetta dalle leggi e dai costumi del paese la dignità del sacro loro carattere; e sempre continuavano, specialmente il collegio dei Pontefici, ad esercitare nella

  1. Questi mistici e forse immaginari simboli hanno dato motivo a varie favole e congetture. Sembra probabile, che il Palladio fosse una piccola statua di Minerva (alta tre cubiti e mezzo) con una lancia ed una conocchia; che fosse ordinariamente inclusa in una seria o barile, e che tal barile fosse collocato in modo da eludere la curiosità o il sacrilegio. Vedi Meziriac. Comment. sur les Epitr. d’Ovid. T. I. p. 60. 66, e Lipsio Tom. III. p. 610. de Vesta ec. c. 10.