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374 storia della decadenza

la sonora salmodia e l’artificial pallidezza1. Un piccol numero di tempj fu protetto dai timori della venalità, dal buon gusto, o dalla prudenza dei civili ed ecclesiastici Governatori. A Cartagine il tempio della Venere Celeste, il sacro recinto del quale formava una circonferenza di due miglia, fu giudiziosamente convertito in una Chiesa Cristiana2; ed una simile consacrazione ha conservata intatta la maestosa cupola del Panteon a Roma3. Ma in quasi tutte le Province del Mondo Romano, un esercito di fanatici, senza autorità e senza disciplina, invase i pacifici abitatori; e la rovina delle più belle fabbriche della antichità tuttavia spiega le devastazioni di quei Barbari, che ebbero il tempo e la voglia di eseguire tale faticosa distruzione.

In questo ampio e vario prospetto di demolizioni può lo spettatore distinguere in Alessandria le rovine del tempio di Serapide4. Questo non pare che sia

  1. Libanio (pro Templis. p. 10-13) scherza intorno a quegli uomini vestiti di nero, cioè a’ Monaci Cristiani, che mangiano più degli elefanti. Poveri elefanti! Essi sono animali moderati.
  2. Prosper. Aquit. l. III. c. 38. ap. Baron. Annal. Eccles. an. 389. 258. Quel tempio restò chiuso per qualche tempo, e n’era stato impedito l’accesso con pruni.
  3. Donat. Roma antiq. et nova l. IV. c. 4. pag. 468. Fu fatta questa consagrazione dal Pontefice Bonifazio IV. Io non so quali favorevoli circostanze avessero conservato il Panteon più di dugento anni dopo il regno di Teodosio.
  4. Sofronio ne compose una recente storia a parte (Girol. in Script. Eccles. Tom. I. p. 303) che ha somministrato i materiali a Socrate (l. V. c. 16), a Teodoreto (l. I. V. c. 22) e a Ruffino (l. II. c. 22). Pure quest’ultimo, che si trovò